lunedì 11 novembre 2013

Mamma, ho perso il chip!

Anche quest’anno gli organizzatori della Maratona di Livorno hanno deciso di presentare una formula non convenzionale tra le varie opzioni che erano disponibili per i runners che avessero intenzione di gareggiare ieri, ovvero la maratona a staffetta. Quattro frazionisti con compiti e distanze differenti da completare per una competizione piacevole: l’involontaria imitazione dell’Archeomarathon di Luni non poteva non affascinarmi, sicché indosso pettorale e chip e mi presento, con i miei compagni di squadra, al via. I compiti sono già prefissati da giorni e so di correre il terzo segmento della gara, per cui mi godo la partenza dei vari concorrenti e i commenti dei primi frazionisti giunti in zona-cambio. Ilaria, che si è sciroppata i primi sette chilometri della nostra competizione, si lamenta del vento: onestamente la sottovaluto, perché ho già gareggiato diverse volte a Livorno e so che qualche libecciata è il minimo che ti può capitare quando affronti il lungomare della città. Dopo pochi minuti, però, mi rendo conto che avevo avuto torto a giudicare la sua inesperienza perché le raffiche che frustano il litorale diventano ben presto insopportabili. A quel punto, quella che avevo definito “una competizione piacevole” si trasforma in un calvario: comincia a piovere, cadono i cartelli chilometrici, i bicchieri non resistono sui tavolini dei rifornimenti, si vedono volare giornali, ombrelli e pure una strisciolina di plastica… Un momento! Cos’è quella strisciolina di plastica? Mi tocco il pettorale: il chip adesivo che era attaccato dietro il numero di gara non c’è più! Torno indietro, mi tuffo in una siepe intrisa di pioggia e ne esco fuori dopo qualche decina di secondi con quella maledetta strisciolina di plastica! Alcune persone mi guardano malissimo mentre mi appiccico il chip alla mano… sicuramente non hanno capito cos’è successo e Dio solo sa cosa avranno pensato mentre lottavo con le frasche alla ricerca del mio transponder, ma non ho certo il tempo di spiegare! Dopo una mezz’ora arriverò all’appuntamento con Maria Luisa con la mano sinistra protesa a schiaffeggiare la sua e la mano destra allungata in un improbabile saluto avente l’unico fine di mostrare il chip: poi, memore della disavventura occorsa l’anno scorso a Mario Viola, che ha rischiato di essere squalificato per il mancato funzionamento di quell’apparecchietto magico marchiato Tds, vado da qualsiasi essere umano che abbia anche solo lontanamente la parvenza di essere un giudice per perorare la mia causa. La gara è salva e me ne darà conferma l’amico Angelo, l’ottimo quarto componente della nostra staffetta, comunicandomi telefonicamente il nostro (buon) piazzamento. Ma la prossima volta mi porterò una pinzatrice!

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