lunedì 10 luglio 2017

Il ciclista indisciplinato

Alcuni giorni fa, mentre svolgevo il mio allenamento mattutino al Parco della Maggiolina, mi sono imbattuto in una strana coppia che mi aveva già infastidito qualche tempo addietro, composta da una podista affiancata da un uomo in bicicletta. Siccome erano entrambi sul marciapiede e percorrevano il giro del Parco in senso contrario al mio, ci siamo incrociati diverse volte e, in ogni circostanza, il ciclista era costretto a rallentare ed ad accodarsi più o meno goffamente - vista la velocità - dietro la sua amica. Ho deciso di manifestare la mia insofferenza al loro comportamento con qualche cenno, teso ad indicare (soprattutto a lui) di scendere sulla sede stradale, ove avrebbe potuto svolgere il suo compito di accompagnatore senza creare intralcio e senza dovermi ripetutamente mostrare le sue doti di equilibrista su due ruote. Anche nel nostro precedente incontro mi ero comportato nella solita maniera con il ciclista indisciplinato ma, evidentemente, la mia gestualità non è stata abbastanza esplicita, sicché stavolta ho deciso di passare alle parole: “Abbi pazienza: se continua così, ci si fa male...”. Non l’avessi mai fatto... dopo mezzo giro, il pedalatore folle mi attende sul marciapiede, fermo, a cavalcioni sul suo velocipede, a braccia conserte: “Cosa vuoi dire? Ti da fastidio la bicicletta?”. Non ho tanta voglia di dialogare, mentre corro alle sei di mattina: “No, mi dai fastidio TU!” Segue: abbandono dell’amica runner, inseguimento del sottoscritto e pericolosissima scaramuccia verbale, condotta - alle sei del mattino, sul filo dei quattordici chilometri orari e su un marciapiede largo poco più di due metri - da un quarantaseienne sudatissimo in canotta e pantaloncini costretto a fronteggiare un coetaneo che avrebbe potuto starsene a letto, a quell’ora. Al termine di tutto ciò, il mio nuovo amico si pianta nuovamente in mezzo al lembo asfaltato ove non dovrebbe pedalare e, in posa da John Wayne, mi informa di voler regolare i conti. Siamo sempre lì... io non sono a girare intorno al Parco all’alba perché non ho niente di meglio da fare: “Adesso non puoi rompermi il (...). Venti minuti, e ho finito!”. Faccio ancora un giro e non incontro più né lui, né lei. Probabilmente, lei ha finito la sua sessione di allenamento e sono rientrati o, forse, il diverbio li ha costretti a spostarsi dal Parco per andare a correre - e a pedalare - da un’altra parte. Mah... speriamo di non incontrarli nuovamente!

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