sabato 12 maggio 2012
Un animale a sangue caldo
Sono ormai quasi trentacinque anni che pratico sport a livello amatoriale e, ciononostante, mi sorprendo quando le reazioni del mio fisico non sono quelle attese. Quando ho iniziato a correre a livello competitivo ed ad allenarmi in maniera maggiormente professionale, ho cercato un amico che mi affiancasse e che avesse anche i miei medesimi orari di libertà, in modo da rendere l’impegno un po’ più gradevole. Gianluca è stato il mio compagno di viaggi per oltre un anno: ci si trovava regolarmente alle tredici, in qualsiasi stagione, e si partiva per il nostro programma di allenamento. Avevamo una dozzina d’anni in meno e, onestamente, adesso criticherei quei due pazzi che, nell’ora più insopportabile di una giornata estiva, si inerpicavano per la Litoranea nella convinzione che il caldo fosse il loro ambiente naturale. Entrambi eravamo infatti sicuri di dare il nostro meglio anche quando la colonnina di mercurio segnava trenta gradi e, a supporto della nostra teoria, confrontavamo il nostro stato di forma con le sensazioni che provavamo in inverno quando, secondo la nostra personalissima convinzione, il freddo ci creava qualche problemino muscolare inatteso. Quando ho cambiato compagno di sofferenze, la preparazione con Mauro prevedeva di correre spesso in orario serale, ma il mio feeling con le condizioni climatiche più temperate è sempre rimasto inalterato: secondo me, il miglior allenamento della mia vita è stato una doppia ripetuta sugli ottomila metri, con dieci minuti di recupero, corsi spalla a spalla con il mio partner di fatiche in una mite serata d’inizio ottobre. Negli anni, ho sempre mantenuto l’idea che, con il caldo, io fossi perfettamente a mio agio, per cui vi potrete immaginare la mia disperazione quando, poco più di tre mesi fa, in piena preparazione della Maratona delle Terre Verdiane, un’improvvida nevicata di inizio febbraio mi ha costretto ad allenarmi in un clima polare, oltretutto in orari decisamente molto mattutini. Ciononostante ho masticato chilometri fino a Salsomaggiore senza grossissimi problemi e poi ho continuato fino a marzo inoltrato, quando la primavera ha coinciso con qualche indurimento sospetto alle gambe. Vuoi vedere che, invecchiando, mi sciolgo appena si superano i dodici/tredici gradi? E scommettiamo che il mio personale in maratona, realizzato a Piacenza nel 2009 sotto un sottile, fastidiosissimo nevischio, non è stato un caso? Questo pensiero mi ha assillato fino a ieri mattina alle sei, quando mi sono presentato puntuale all’appuntamento con le mie quattro ripetute da duemila metri. Il termometro segnava diciotto gradi e c’era il consueto tappeto primaverile di polline che mi aspettava: ho subito pensato che non ce l’avrei fatta. Invece sono stati i migliori otto chilometri degli ultimi tre mesi! Dopo l’ultimo bip del cronometro mi sono fatto i complimenti ed ho alzato gli occhi, guardando il sole già abbastanza alto e godendomi per qualche istante le gocce di sudore che mi colavano per la schiena… non c’è nulla da fare: sono un animale a sangue caldo!
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