sabato 3 novembre 2012

Cancellata la maratona di New York!

La notizia fa sobbalzare sulla sedia: il sindaco Michael Bloomberg, in considerazione delle prevedibili contestazioni della popolazione di New York, ancora alle prese con le conseguenze dell’uragano Sandy, ha deciso di cancellare la tradizionale maratona, prevista per domani. Quando ormai la folla immane dei quasi cinquantamila podisti e dei loro accompagnatori, provenienti da tutto il mondo, è già arrivata sul posto, la nazione che non si era piegata di fronte all’11 settembre decide che “the show must NOT go on”, lo spettacolo chiude. Dispiace per gli amici che sono volati in America, alcuni dei quali erano alla loro prima esperienza sui 42 chilometri: quasi tutti hanno ovviamente fatto sacrifici per potersi pagare la trasferta, salvo poi sentirsi dire, all’ultimo minuto, che non se ne fa nulla. Dispiace soprattutto per la motivazione: non tanto per il disagio del passaggio dei maratoneti, quanto per le proteste della gente contro l’inevitabile carrozzone che una manifestazione del genere deve smuovere. Pare che la goccia che ha fatto traboccare il vaso sia stato l’allestimento di due enormi gruppi elettrogeni a sostegno della sala stampa dell’evento, che alcuni operai stavano installando, noncuranti del fatto che centinaia di migliaia di abitanti di New York erano in pieno black out. A questo punto, prevedibilmente più per ragioni di opportunità politica che per motivi reali, Bloomberg ha detto stop. Se ne potrebbe parlare per ore, chiedersi se sarebbe successa la stessa cosa per il Superbowl o per la finale dei mondiali di calcio, domandarsi se vale la pena andare oltreoceano per correre una maratona (… pur di sentirsi dire dagli amici: “Che bravo, hai corso a New York!”, quando anche Firenze è bellissima…), auspicare che ciò non dia lo spunto ad altri sindaci, prefetti e questori per annullare qualsiasi tipo di gara di fronte ad eventi infausti di tutti i tipi, fosse anche la concomitanza con un’agitata manifestazione sindacale… comunque, una brutta, orrenda notizia. Il biglietto da visita mediatico del nostro sport è stato sacrificato sull’altare di esigenze di ben altra natura. Considerata l'importanza dell'immagine al giorno d'oggi, permettetemi di essere triste.

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