lunedì 13 novembre 2017

Diversamente giovane

Lo sport narra storie commoventi e talvolta incredibili, nelle quali gli atleti affrontano ostacoli solo apparentemente insormontabili e riescono ad abbattere barriere e confini impensabili. Ieri, sotto lo striscione di partenza della prima edizione della mezza maratona della città di Livorno, si è presentato un runner tesserato per l’Unione Nazionale Veterani Sportivi, Colonnello dei Paracadutisti in pensione, con all’attivo oltre centoventi maratone e trecento mezze maratone. Il suo nome è Angelo Squadrone: stampiamocelo bene in testa, perché è uno sportivo un po’ particolare. Angelo sapeva perfettamente, al momento dello start, che sarebbe arrivato ultimo tra gli oltre ottocento partecipanti alla gara. Anzi, probabilmente aveva messo in conto che non avrebbe trovato nessuno per la strada, né ai banchi dei rifornimenti, nè nella zona delle premiazioni: l’unica persona su cui Angelo avrebbe potuto fare affidamento sarebbe stato l’agente della Polizia Municipale che, sulla sua moto, aveva l’incarico di chiudere la corsa. E che, probabilmente, non lo avrebbe odiato più di tanto, anche se l’ingrato compito che gli era stato affidato si sarebbe concretizzato nello stare seduto su un sellino per oltre tre ore. D’altronde, come si fa a serbare rancore ad un ottantottenne? Sì, avete capito bene: Angelo è un arzillo signore classe ‘29, che si è messo in testa di correre per ventuno chilometri. Ed ha portato a termine la sua impresa, scortato da Riccardo, il vigile urbano che gli ha tenuto compagnia, gli ha procurato una bottiglietta d’acqua, lo ha incitato nella più classica delle maniere con cui si incoraggia un podista (ossia mentendo sulla distanza che lo separa dal traguardo), si è commosso quando il suo nuovo amico è entrato nel Campo scuola per correre gli ultimi trecento metri della sua fatica sulla pista d’atletica e poi ha narrato la loro insolita mattinata a tutti noi (trovate il resoconto su http://www.quilivorno.it/news/sport/angelo-88-anni-eroe-della-half-marathon/). Storie di sport, un po’ pazze, che si devono raccontare. Un insegnamento e una lezione di vita.

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