venerdì 23 agosto 2013

La macchina perfetta

I recenti Campionati Mondiali di Atletica Leggera svoltisi a Mosca ci hanno regalato storie ed immagini che ci rimarranno imprese nella memoria per molto tempo. L’Italia ha gioito per la medaglia d’argento di Valeria Straneo in maratona, ma ha poi dovuto fare i conti con un’impressionante debolezza di base che relega i nostri atleti a cercare qualche posto in finale (Vizzoni, Schembri e Trost) o a qualche piazzamento più che onorevole (Rigando e Quaglia) e che, in linea di massima, ci consegna un movimento in netta crisi d’identità. Le tre medaglie d’oro di Usain Bolt e di Shelley Ann Fraser dovranno fare i conti - per chissà quanto tempo - con sospetti e voci maliziose sempre crescenti: d’altronde, il dubbio è più che giustificato, considerando il fatto che la Giamaica ha centrato il terzo posto nel medagliere generale ottenendo tutti i successi nelle gare di velocità. E’, peraltro, altrettanto vero il fatto che la genetica ci sta consegnando, da qualche decennio, lo strapotere degli atleti africani nelle gare di resistenza e non c’è alcuna ragione per cui non dovremmo assistere ad un dominio dei velocisti caraibici, sicché siamo costretti ad aspettare fiduciosamente una risposta – qualsiasi – alle nostre perplessità. Personalmente, ciò che mi ha più impressionato, in questi Mondiali, è stata la perfezione nella programmazione di atleti e risultati. Poche sorprese, gare tatticamente impeccabili e tempi e misure assolutamente in linea con quanto ci si attendeva: soprattutto, nessun record del mondo, neppure sfiorato, con due soli acuti nei salti maschili (Tamgho nel triplo e Bondarenko nell’alto), comunque relativamente lontani dalle migliori prestazioni di ogni tempo. La sensazione è che, nel nostro sport, siamo arrivati al limite e che solo pochissimi grandi talenti, con un’adeguata preparazione anche pluriennale, possano superare questi confini. Insomma, l’atleta è ormai una macchina perfetta e mi sento di affermare che questa considerazione è un po’ triste, perché il miglioramento dei record è lo spettacolo più grande che possa offrire lo sport: arriveremo a rimpiangere i tempi in cui non era ancora nato Bolt?!?

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