giovedì 20 maggio 2010

Non è questione di coraggio

L'ultima cosa che vorrei è passare per quello che non ha più voglia di correre, che non sa superare le difficoltà legate agli infortuni ecc. Stamattina mi è venuto il dubbio, parlando con una persona che ho incontrato e con la quale ho scambiato quattro parole e che, probabilmente, mi conosce veramente poco. Non voglio premi di nessun genere, ma almeno che si possa riconoscere che da quando ho iniziato a correre non ho mai mollato per nessun motivo, quello sì me lo aspetto. Forse mi sono espresso male e per questo forse vale la pena di fare un po' di storia: da sempre soffro di mal di schiena, ma è da giugno dell'anno scorso che il fastidio rimane pressoché costante, nonostante le cure e le terapie svolte in questi mesi. L'apice l'ho raggiunto in corrispondenza con la maratona di Lucca alla fine di ottobre quando al 35° km ho accusato una fitta all'inguine che mi ha costretto a camminare (male) fino all'arrivo. Da lì 2 mesi di problemi articolari, muscolari e infimmatori per i quali ho fatto esami e mi sono curato cercando di non smettere mai di correre del tutto. Poi, pur non risolvendo definitivamente i problemi che abbiamo intuito avessero origine dalla schiena (in realtà zona sacro-iliaca e quindi interesamento del bacino), ho ricominciato ad allenarmi come Dio comanda riprendendo a fare anche qualche garetta da febbraio in poi. Dopo otto mesi di fastidi ho avuto la curiosità di rifare delle lastre per vedere cosa sta succedendo nella zona lombare e di qui, visto che i dolori non passano, rivolgermi a specialisti che possano consigliarmi il da farsi. Poi se c'è qualcuno che continua a correre nonostante che professionisti gli abbiano detto di fermarsi o di rallentare, beati a loro per il coraggio o il menefreghismo. Io voglio correre ma non a tempo, voglio che la corsa rimanga lo sport del mio futuro, non per 6/8 mesi, per sempre. E andrò fino in fondo, finchè le prove saranno schiaccianti.
E per rendere più certa la risposta, positiva o negativa che sia, mi rivolgo sì a specialisti in ortopedia validi ma che hanno la caratteristica di aver a che fare quotidianamente con lo sport, in modo che capendo la psicologia dello sportivo, se mi dicono "attenzione" lo dicono ancor di più a ragion veduta.

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