martedì 16 marzo 2010

Le giustificazioni Uisp

Finalmente! I commenti che ieri abbiamo inviato all'Uisp sono serviti, se non altro, a suscitare una reazione. E' stato redatto un comunicato (inviato solo ai quotidiani locali), lunghissimo e, a nostro parere, con deboli motivazioni. Ovviamente, a noi che rappresentiamo il popolo della corsa e che siamo i primi a cui si dovrebbero dare giustificazioni, non ci hanno cagato di striscio. Meno male che qualcuno ci informa comunque. A questi punti non rimane che prendere atto della decisione definitiva, riflettere e adottare, ognuno secondo la propria coscienza, le forme di discussione più consone. Di seguito (se avete un po' di tempo) il comunicato.
"In merito ad alcune notizie uscite sulle pagine dei quotidiani spezzini in questi giorni e alle voci che circolano da settimane nell’ambiente sportivo locale, desideriamo fare un po’ di chiarezza, al fine di evitare strumentalizzazioni o, peggio, il diffondersi di notizie non veritiere e tese a ledere l’immagine di chiunque possa risultarne coinvolto. Il Comitato UISP della Spezia ha deciso di non organizzare la Vivicittà 2010. Sono diverse le motivazioni che hanno portato a questa difficile e sofferta scelta, ma ogni valutazione è stata fatta proprio nell’interesse della manifestazione stessa e con l’obiettivo di un suo prossimo rilancio. Tornando alle motivazioni, è bene chiarire i vari aspetti che hanno costituito criticità determinanti. Innanzitutto le risorse economiche. Per diciotto anni la Vivicittà è stata abbinata al Trofeo Cassa di Risparmio della Spezia, che contribuiva in modo determinante con un contributo che fino al 2008 si era stabilizzato intorno ai 2.000 euro. Nel 2009, a manifestazione già effettuata, Carispe ci ha comunicato che, a seguito della rivisitazione delle sue strategie di marketing, dovute all’entrata nel gruppo Intesa San Paolo, non poteva più garantire il solito apporto. Già per l’edizione 2009 il contributo (ripetiamo, a manifestazione già chiusa) è sceso a 600 euro. Per il 2010, pur manifestando interesse per l’evento, l’eventuale contributo sarebbe rimasto in quell’ordine. Questo parziale “disimpegno” risulterebbe essere collegato ad un ridimensionamento complessivo delle sponsorizzazioni di Carispe, legato alla crisi finanziaria generale e a scelte e priorità che possano privilegiare più eventi o occasioni con ritorni commerciali più forti e diretti.Per come Vivicittà è stata sempre organizzata, i margini economici non permettono di rinunciare alla disponibilità di risorse economiche derivanti da sponsorizzazioni. La quota di iscrizione viene totalmente “restituita” ai partecipanti, sottoforma di t-shirt, pettorale, gadget, rimanendo così scoperti i costi organizzativi e di pubblicità. E neppure è stato possibile, in tempi rapidissimi, trovare altre aziende disponibili. Essendo Vivicittà una manifestazione internazionale, appare ovvio come le tempistiche e il format debbano essere rispettati senza alcuna possibilità di deroga. Anche alcune scelte organizzative, come ad esempio la sostenibilità ambientale, hanno prodotto ulteriori costi, senza però produrre nuove entrate istituzionali o commerciali.Ci sono però poi anche motivazioni che riguardano più il significato della manifestazione e la necessità di restituire un valore che, negli anni, ha reso Vivicittà unica nel suo genere. Il centro cittadino spezzino presenta una serie di difficoltà logistiche e organizzative, difficili da superare se non con un cambiamento radicale nell’approccio culturale all’evento, da parte delle amministrazioni e non solo. Non a caso ogni anno le città italiane che organizzano l’evento diminuiscono, altre spostano i percorsi in piccoli centri o addirittura nei parchi. Altre ancora si sobbarcano costi e problematiche assurde, per non rinunciare, ma spesso lo fanno a caro prezzo.Vivicittà non è una corsa come le altre, non ha mai voluto esserlo e neppure vorrà in futuro. Negli ultimi anni, però, così purtroppo è stata considerata da tanti. Da molti degli atleti agonisti, ad esempio, che, pur essendo una minima parte degli iscritti complessivi (il 10%), si sono spesso espressi duramente contro l’organizzazione per, a loro dire, disagi e inadempienze organizzative. Dimenticando quindi che quella è e vuole essere una domenica speciale, indirizzata a tutta la città e non solo agli “atleti”. Negli ultimi anni sono cominciate ad arrivare anche le cause di risarcimento: un bambino ti taglia la strada? Un amatore fuori classifica intralcia e costringe a deviazioni improvvise? Un auto esce da un garage privato? Chiediamo i danni alla Uisp.E anche dalle istituzioni, più impegnate a garantire viabilità e accessi e a evitare le solite idiote lamentele di chi non può rinunciare a girare in auto la domenica mattina, magari per andare a Messa o comprare paste e giornali. Nessuno ha mai negato piena disponibilità, questo è bene dirlo e molte città sono in condizioni veramente peggiori rispetto alla nostra (a Genova la Uisp deve pagare gli straordinari dei vigili urbani!). Però va anche ricordato che le edizioni più belle di Vivicittà hanno coinciso con le note “domeniche ecologiche”, giornate di festa e animazione, senza auto e, quindi, senza troppe preoccupazioni. E’ paradossale, se ci pensiamo, che nelle ultime edizioni la metà del percorso di Vivicittà si sia svolta in strade pedonali.C’è poi, non meno importante, anche un problema di risorse umane e organizzative. Vivicittà si è sempre retta grazie allo straordinario apporto dei volontari. 70 persone impegnate in quella giornata, alcune decine nelle settimane e nei mesi precedenti. Ed è impossibile farne a meno, se si vuole continuare a garantire uno standard di sicurezza elevato e se non si vuole ridimensionarne le caratteristiche generali. Purtroppo gli anni non sono tutti uguali.In definitiva, la decisione di non effettuare Vivicittà quest’anno, ci è parsa la scelta migliore per aprire un confronto e un dibattito, in città, su questi temi, senza catastrofismi o strumentalizzazioni. La Uisp vuole che Vivicittà torni ad essere l’evento sportivo clou per le nostra città, che possa riproporre fortemente i temi ambientali e urbani che da sempre l’hanno contraddistinta. Affinché però ciò possa avvenire, c’è bisogno di cominciare da subito un percorso che possa portare ad una grande e rinnovata edizione del 2011, coinvolgendo sportivi, aziende, istituzioni e tutti coloro che vorranno portare il loro contributo.La Uisp spezzina, è bene rimarcarlo, non ridimensionerà il suo impegno per l’attività di podismo; è già nella fase organizzativa, ad esempio, una manifestazione che dovrebbe tenersi verso la fine dell’anno e che, anch’essa, potrà divenire negli anni un appuntamento fisso e importante per tutta la città e per tutti i cittadini.
La Direzione del Comitato UISP della Spezia

4 commenti:

  1. Ho letto il comunicato Uisp. Ci sarebbe da ribattere punto su punto e spero che qualcuno, con più tempo di me, lo faccia. Volevo solo precisare che Vivicittà è una corsa competitiva al punto tale che alla fine, non solo vengono premiati i primi in ogni città, ma viene fatta una classifica "compensata" fra tutte le città che aderiscono all'iniziativa. Più competitiva di così... si muore. E poi è la Uisp che distingue con percorsi e quote differenziate la manifestazione competitiva da quella non competitiva. Se vogliono una corsa diversa che lo facciano, sono loro gli organizzatori!
    Stefano R.

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  2. Chi corre, non corre per i premi, ma per la passione. Se poi non si è in grado di mettere le segnalazioni dei km, ed evitare pericolose curve a gomito come nella scorsa edizione quando pioveva, i soldi c'entrano poco. Per la cronaca mi sono anche fatto male. Si vedano il regolamento del Corrimaremma ad esempio.

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  3. Il comunicato stampa con il quale l’UISP conferma ufficialmente una notizia che era nell’aria già da diverse settimane, ovvero l’annullamento dell’edizione spezzina 2010 del Vivicittà, induce ad alcune serie riflessioni. Appare ben chiaro che ci si trovi di fronte ad una montagna di giustificazioni senza nè capo nè coda, tutte tese a nascondere ciò che si deve chiamare un fallimento. Non ha senso appigliarsi alla scarsezza del contributo finanziario offerto dalla Carispe nel 2009, quando sappiamo perfettamente che la pianificazione di un evento deve preoccuparsi prima di reperirne i fondi per il suo svolgimento e solo successivamente di metterlo in piedi: anzi, vedendo ciò che era successo l’anno precedente, l’UISP si sarebbe dovuta attivare per reperire nuovi sponsor per il 2010, magari facendo riferimento a quella grande distribuzione che sta colonizzando la nostra città. E’ clamorosamente fuori luogo far riferimento alla logistica della nostra città, appena messa a ferro e fuoco dalla Gran Fondo ciclistica senza alcuna lagnanza di rilievo: qualcuno dovrebbe andare a vedere, imparando, ciò che accade a Imperia, a Ceriale, a Salsomaggiore e in tutte le altre centinaia di città italiane dove si corre una mezzamaratona. E’ semplicemente spaventoso lamentarsi delle proteste degli atleti agonisti: un agonista, in quanto tale, si allena e corre per dare il meglio di sè e se c’è qualche carenza organizzativa ha il diritto e il dovere di far sentire la sua voce. Se gli organizzatori del Vivicittà si sentono così amareggiati dall’annullare la manifestazione per qualche protesta di troppo, mi piacerebbe vedere la sospensione anche dei tornei di calcio a 5, calcio a 7, calcio a 11, calcio junior, calcio over 40, ecc. al primo insulto razzista.
    Ma quello che fa piangere il cuore è che la UISP, per indicare i corridori agonisti, mette la parola atleti tra virgolette. Vi parla un atleta, che ha corso nove maratone e centinaia di altre corse in Italia ed all’estero. So perfettamente che il nostro sport è impopolare e che un Bekele o un Baldini non sarà mai simpatico come un Totti o un Valentino Rossi: per questa ragione, quando partecipo ad una gara, non faccio mai mancare un applauso, una stretta di mano o un complimento agli organizzatori e al pubblico, anche se c’è qualche carenza evidente. E’ chiaro che non sono contento se una macchina mi taglia la strada mentre gareggio o se, al termine di tre ore di fatica, le docce sono gelate: lo faccio notare, magari lo scrivo in qualche blog, e tutto fa parte di una piccola serie di schermaglie tra atleti e organizzatori che serve a migliorare. Poi c’è sempre il maleducato che sbraita, come capita sempre e ovunque, e quello che ti pianta una grana legale perchè la domenica non ha niente di meglio da fare: per fortuna, quello non torna mai sul luogo del delitto e l’anno prossimo non lo ritrovi ai nastri di partenza! Ma ciò non deve far passare in secondo piano lo sforzo di tutti quelli che si allenano duramente, e che, quando si mettono un pettorale e viene stilata una classifica, hanno il diritto di essere chiamati atleti, senza virgolette e magari anche con la A maiuscola. Anche se arrivano ultimi. E se un organizzatore non capisce che una gara podistica non è corsa solo dai primi cinque, ma anche da tutti gli altri atleti che soffrono come bestie solo per battere se stessi e il proprio cronometro, beh, allora è un “organizzatore”. Tra virgolette. E lasciamolo a organizzare tornei di calcio tra bestemmie e insulti multicolori: noi Atleti non sappiamo che farcene. Nè nel 2010, nè negli anni a venire...

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  4. Complimenti al Signor Davide D'Amanzo per il suo pensiero fortemente critico, ma purtroppo veritiero.
    Il mio commento vuole andare ben oltre il Vivicittà di Spezia.
    La realtà è che la nostra città non ha (e probabilmente non ha mai avuto) una vera cultura sportiva, ci sono soltanto poche persone competenti che vengono sotterrate dal "sistema", dai "poteri forti" e conseguentemente dalla società stessa. Vorrei dilungare il mio pensiero e sfogare tutta la mia rabbia ma preferisco non esprimere altro...

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